Slogan islamici e bandiere dei talebani al posto dei murales. I segni del regime talebano sono già visibili per le strade di Kabul. Gli studenti coranici hanno cancellato i murales della capitale afghana per sostituirli con i dipinti delle loro bandiere e slogan della propaganda islamica. Negli ultimi vent'anni, colorati murales sono spuntati dappertutto a Kabul, raffigurando i temi più svariati, dall'uccisione di George Floyd negli Stati Uniti all'annegamento dei rifugiati afghani in Iran alla firma dell'accordo Usa-talebani per la pace. Quasi tutti opera del collettivo di artisti 'Artlords', nome che richiama "i signori della guerra" che hanno messo in ginocchio il Paese. Gli artisti di 'Artlords' hanno sfidato le minacce di morte e sono stati bollati come infedeli dagli estremisti islamici, ma hanno continuato a colorare i muri fino all'ultimo. La mattina del 15 agosto, con i Talebani alle porte di Kabul, Omaid Sharifi, co-fondatore del gruppo artistico, e cinque suoi colleghi erano all'opera su un edificio governativo. "Ogni volta che ne vedo uno distrutto, sento che una parte di me viene distrutta e anche punita - ha dichiarato - questi murales non appartengono solo a me o agli Artlords, appartengono al popolo afghano". Un murale nel centro della capitale era dedicato a un medico e operatore umanitario giapponese ucciso nel 2019. Il suo ritratto è stato sostituito da uno slogan che si congratula con la nazione per la "vittoria", riferendosi alla nuova presa del potere dei talebani. Sharifi ha affermato che anche se il murale è sparito, il ricordo del medico, Tetsu Nakamura, non sarà mai cancellato. "Tutti i murales sono un'estensione di me, un'estensione di Artlords e un'estensione degli artisti che ci hanno lavorato", ha detto Sharifi al Guardian. "Alcuni di questi murales erano l'anima di Kabul. Hanno dato bellezza alla città e attenzione alla gente di Kabul che stava soffrendo". Tra i murales cancellati figura quello che mostrava l'inviato speciale degli Stati Uniti, Zalmay Khalilzad, e il co-fondatore dei Talebani, Abdul Ghani Baradar, stringersi la mano dopo aver firmato l'accordo del 2020 per il ritiro delle truppe statunitensi dall'Afghanistan. "Il murale Baradar-Khalilzad non c'è più. Al suo posto una scritta in bianco e nero che dice 'Non ti fidare della propaganda del nemico', una citazione del mullah Haibatullah", ha scritto Omaid H. Sharifi pubblicando una foto dell'opera com'era accanto all'immagine del muro dopo il passaggio dei talebani. "Potrete essere in grado di cancellare i murales dalle strade dell'Afghanistan, potrete essere in grado di mettere a tacere le voci in alcune parti del paese per un po', ma urleremo così forte che saremo ascoltati. Non sarete in grado di cancellare questo dai ricordi e dalla coscienza del mondo. Vi vedo", ha scritto sui social. Come a rilanciare la sua lotta per la speranza, che non intende abbandonare nonostante il futuro incerto. Lo aveva dichiarato anche all'emittente pubblica americana Npr all'indomani dalla presa di Kabul da parte dei talebani. "Mi viene in mente la famosa scena del film Titanic, in cui i musicisti suonano fino a quando la nave non affonda". Le opere di ArtLords sono ispirate dalla empatia e dalla gentilezza, aveva spiegato a Npr, "E io credo che il mio Paese, un Paese ferito, abbia bisogno di guarire". E in quel momento la speranza non sembrava ancora persa del tutto:"Non so se potrò ancora dipingere o meno. Non si se la mia organizzazione esisterà ancora. Non so se le mie opere ci saranno ancora domani. Ma comunque, oggi, un paio di ore fa, stavo dipingendo nelle strade di Kabul. E spero che potrò farlo ancora". Intanto i colori di Kabul spariscono sotto scritte in bianco e nero. Non c'è più neanche il dipinto dedicato a tutti i giornalisti uccisi e anche il murale presso l'ex ambasciata degli Stati Uniti a Kabul è stato ricoperto da un'enorme bandiera talebana. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Afghanistan-Bandiere-e-slogan-al-... islamici e bandiere dei talebani al posto dei murales. I segni del regime talebano sono già visibili per le strade di Kabul. Gli studenti coranici hanno cancellato i murales della capitale afghana per sostituirli con i dipinti delle loro bandiere e slogan della propaganda islamica. Negli ultimi vent'anni, colorati murales sono spuntati dappertutto a Kabul, raffigurando i temi più svariati, dall'uccisione di George Floyd negli Stati Uniti all'annegamento dei rifugiati afghani in Iran alla firma dell'accordo Usa-talebani per la pace. Quasi tutti opera del collettivo di artisti 'Artlords', nome che richiama "i signori della guerra" che hanno messo in ginocchio il Paese. Gli artisti di 'Artlords' hanno sfidato le minacce di morte e sono stati bollati come infedeli dagli estremisti islamici, ma hanno continuato a colorare i muri fino all'ultimo. La mattina del 15 agosto, con i Talebani alle porte di Kabul, Omaid Sharifi, co-fondatore del gruppo artistico, e cinque suoi colleghi erano all'opera su un edificio governativo. "Ogni volta che ne vedo uno distrutto, sento che una parte di me viene distrutta e anche punita - ha dichiarato - questi murales non appartengono solo a me o agli Artlords, appartengono al popolo afghano". Un murale nel centro della capitale era dedicato a un medico e operatore umanitario giapponese ucciso nel 2019. Il suo ritratto è stato sostituito da uno slogan che si congratula con la nazione per la "vittoria", riferendosi alla nuova presa del potere dei talebani. Sharifi ha affermato che anche se il murale è sparito, il ricordo del medico, Tetsu Nakamura, non sarà mai cancellato. "Tutti i murales sono un'estensione di me, un'estensione di Artlords e un'estensione degli artisti che ci hanno lavorato", ha detto Sharifi al Guardian. "Alcuni di questi murales erano l'anima di Kabul. Hanno dato bellezza alla città e attenzione alla gente di Kabul che stava soffrendo". Tra i murales cancellati figura quello che mostrava l'inviato speciale degli Stati Uniti, Zalmay Khalilzad, e il co-fondatore dei Talebani, Abdul Ghani Baradar, stringersi la mano dopo aver firmato l'accordo del 2020 per il ritiro delle truppe statunitensi dall'Afghanistan. "Il murale Baradar-Khalilzad non c'è più. Al suo posto una scritta in bianco e nero che dice 'Non ti fidare della propaganda del nemico', una citazione del mullah Haibatullah", ha scritto Omaid H. Sharifi pubblicando una foto dell'opera com'era accanto all'immagine del muro dopo il passaggio dei talebani. "Potrete essere in grado di cancellare i murales dalle strade dell'Afghanistan, potrete essere in grado di mettere a tacere le voci in alcune parti del paese per un po', ma urleremo così forte che saremo ascoltati. Non sarete in grado di cancellare questo dai ricordi e dalla coscienza del mondo. Vi vedo", ha scritto sui social. Come a rilanciare la sua lotta per la speranza, che non intende abbandonare nonostante il futuro incerto. Lo aveva dichiarato anche all'emittente pubblica americana Npr all'indomani dalla presa di Kabul da parte dei talebani. "Mi viene in mente la famosa scena del film Titanic, in cui i musicisti suonano fino a quando la nave non affonda". Le opere di ArtLords sono ispirate dalla empatia e dalla gentilezza, aveva spiegato a Npr, "E io credo che il mio Paese, un Paese ferito, abbia bisogno di guarire". E in quel momento la speranza non sembrava ancora persa del tutto:"Non so se potrò ancora dipingere o meno. Non si se la mia organizzazione esisterà ancora. Non so se le mie opere ci saranno ancora domani. Ma comunque, oggi, un paio di ore fa, stavo dipingendo nelle strade di Kabul. E spero che potrò farlo ancora". Intanto i colori di Kabul spariscono sotto scritte in bianco e nero. Non c'è più neanche il dipinto dedicato a tutti i giornalisti uccisi e anche il murale presso l'ex ambasciata degli Stati Uniti a Kabul è stato ricoperto da un'enorme bandiera talebana. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Afghanistan-Bandiere-e-slogan-al-... islamici e bandiere dei talebani al posto dei murales. I segni del regime talebano sono già visibili per le strade di Kabul. Gli studenti coranici hanno cancellato i murales della capitale afghana per sostituirli con i dipinti delle loro bandiere e slogan della propaganda islamica. Negli ultimi vent'anni, colorati murales sono spuntati dappertutto a Kabul, raffigurando i temi più svariati, dall'uccisione di George Floyd negli Stati Uniti all'annegamento dei rifugiati afghani in Iran alla firma dell'accordo Usa-talebani per la pace. Quasi tutti opera del collettivo di artisti 'Artlords', nome che richiama "i signori della guerra" che hanno messo in ginocchio il Paese. Gli artisti di 'Artlords' hanno sfidato le minacce di morte e sono stati bollati come infedeli dagli estremisti islamici, ma hanno continuato a colorare i muri fino all'ultimo. La mattina del 15 agosto, con i Talebani alle porte di Kabul, Omaid Sharifi, co-fondatore del gruppo artistico, e cinque suoi colleghi erano all'opera su un edificio governativo. "Ogni volta che ne vedo uno distrutto, sento che una parte di me viene distrutta e anche punita - ha dichiarato - questi murales non appartengono solo a me o agli Artlords, appartengono al popolo afghano". Un murale nel centro della capitale era dedicato a un medico e operatore umanitario giapponese ucciso nel 2019. Il suo ritratto è stato sostituito da uno slogan che si congratula con la nazione per la "vittoria", riferendosi alla nuova presa del potere dei talebani. Sharifi ha affermato che anche se il murale è sparito, il ricordo del medico, Tetsu Nakamura, non sarà mai cancellato. "Tutti i murales sono un'estensione di me, un'estensione di Artlords e un'estensione degli artisti che ci hanno lavorato", ha detto Sharifi al Guardian. "Alcuni di questi murales erano l'anima di Kabul. Hanno dato bellezza alla città e attenzione alla gente di Kabul che stava soffrendo". Tra i murales cancellati figura quello che mostrava l'inviato speciale degli Stati Uniti, Zalmay Khalilzad, e il co-fondatore dei Talebani, Abdul Ghani Baradar, stringersi la mano dopo aver firmato l'accordo del 2020 per il ritiro delle truppe statunitensi dall'Afghanistan. "Il murale Baradar-Khalilzad non c'è più. Al suo posto una scritta in bianco e nero che dice 'Non ti fidare della propaganda del nemico', una citazione del mullah Haibatullah", ha scritto Omaid H. Sharifi pubblicando una foto dell'opera com'era accanto all'immagine del muro dopo il passaggio dei talebani. "Potrete essere in grado di cancellare i murales dalle strade dell'Afghanistan, potrete essere in grado di mettere a tacere le voci in alcune parti del paese per un po', ma urleremo così forte che saremo ascoltati. Non sarete in grado di cancellare questo dai ricordi e dalla coscienza del mondo. Vi vedo", ha scritto sui social. Come a rilanciare la sua lotta per la speranza, che non intende abbandonare nonostante il futuro incerto. Lo aveva dichiarato anche all'emittente pubblica americana Npr all'indomani dalla presa di Kabul da parte dei talebani. "Mi viene in mente la famosa scena del film Titanic, in cui i musicisti suonano fino a quando la nave non affonda". Le opere di ArtLords sono ispirate dalla empatia e dalla gentilezza, aveva spiegato a Npr, "E io credo che il mio Paese, un Paese ferito, abbia bisogno di guarire". E in quel momento la speranza non sembrava ancora persa del tutto:"Non so se potrò ancora dipingere o meno. Non si se la mia organizzazione esisterà ancora. Non so se le mie opere ci saranno ancora domani. Ma comunque, oggi, un paio di ore fa, stavo dipingendo nelle strade di Kabul. E spero che potrò farlo ancora". Intanto i colori di Kabul spariscono sotto scritte in bianco e nero. Non c'è più neanche il dipinto dedicato a tutti i giornalisti uccisi e anche il murale presso l'ex ambasciata degli Stati Uniti a Kabul è stato ricoperto da un'enorme bandiera talebana. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Afghanistan-Bandiere-e-slogan-al-...
BANDIERE E SLOGAN AL POSTO DEI MURALES A KABUL
Inviato da redazione il Mar, 09/07/2021 - 18:17